Intimacy, by Denis Curti

Intimacy

Giuseppe Mastromatteo is the winner of the 2022 Montefano Festival Arturo Ghergo Lifetime Achievement Award.

The Milanese photographer, who has professional expertise in advertising, operates in a world, ours, where everything seems to be superficial and information is an endless list of textless newspaper articles, songs never listened to and landscapes never really experienced. Within this context, through long and profound research, Giuseppe Mastromatteo becomes the spokesperson for themes of fundamental social relevance, giving them a new interpretation that is functional to criticism and provocation towards an inert and indifferent reality. In fact, Mastromatteo anticipates highly topical issues, from gender identity to human psyche introspection, including culture, population and religion mixing. His photographs transport us into a surreal world and introduce us to a vision made up of bodies and sensory suspensions, where the gap between dream and reality brings into play all the possibilities of human feeling. These sculptural images are dominated by plastic forms aimed at enhancing, as in Giacomelli’s works, the poetics of imperfection.

With the project called Indepensense, the author outlines a new human aesthetic through sense overlapping. He tells us about a reality, where there are no differences, colors mix and souls merge. Faces turn from white to black with sweet softness. Their expression does not change and remains the fulcrum of a noble and immensely courageous sentiment. The skin shows itself for what it actually is, a shell that protects our inner essence but does not define it. It thus becomes an opportunity to identify with the others, experience the joy of understanding and contemplate their immense beauty. A couple’s arms and legs become a physical whole, revolutionizing the grammar of the body. Everything is transformed into a boundless existential landscape, in which a fluid narrative free from any social preconception opens the doors of a modern community, aware and founded on belonging.
Mastromatteo’s projects are a metaphor and criticism of a reality that is increasingly imprisoned in indifference and intellectual leveling. With Homogenic, the photographer lines up eight looks rhythmically arranged in a fixed and ardently frontal pose. His characters’ eyes are always the same. They are oriental eyes, dark and capable of penetrating our fragile mind. Each image is delimited by a temporal scan that stretches to infinity. Their structure is designed and articulated in a sublime way, so as to give the impression of an unstoppable internal metamorphosis. We astonishingly witness the transformation of what appears to be a single character, whose expressions, colors and features change, as if they themselves were the protagonists of a fiction interpreted and wisely staged by photography. This way, we come to understand that that character is us all, the hostage to a flat view, caused by the compulsive syndrome of the cyber-environment. Therefore, in a context where everything is at hand, in a world where opinions and feelings are submerged by technology, we need a jolt, a shiver that can arouse our sensory numbness, subverting its destructive trend. This work thus becomes a warning, almost a life experience, which lays bare the ways and customs of a society increasingly based on virtuality rather than personality.

For some time now, Giuseppe Mastromatteo has contributed to enriching our collective imagination by creating new visions. Armed with technology and especially courage, he materializes what would otherwise remain confined to our thoughts. His shots translate digital creation into the absurd and tell us about a revolutionary world, populated by a new human race. His are disruptive images, capable of creeping into the depths, crushing even the most structured of our certainties.

Mastromatteo confirms that contemporary art is the same as a seismograph, which can record changes and turmoil in society. He shows us, thanks to his extraordinary sensitivity, how he himself has managed to bend this expressive medium to his artistic will. His language does not only have to do with skillful manipulation, but talks about poetry, paying attention to aesthetics, about dormant feelings that experience the emotion of reawakening, about recovered energy that closes the circle of urgent and undoubtedly current reasoning.

 

Denis Curti


Intimacy

Giuseppe Mastromatteo è il vincitore del premio alla carriera, dedicato ad Arturo Ghergo, del Festival di Montefano 2022.

Il fotografo milanese, con un bagaglio professionale nell’universo dell’advertising, si muove all’interno di un mondo, il nostro, dove tutto sembra fermarsi alla superficie e l’informazione è un elenco infinito di articoli di giornale senza testo, canzoni mai ascoltate e paesaggi mai realmente vissuti. In questo contesto Giuseppe Mastromatteo, grazie a una lunga e profonda ricerca, si fa portavoce di temi di fondamentale rilevanza sociale, conferendo loro una nuova interpretazione, funzionale alla critica e alla provocazione nei confronti di una realtà inerte e indifferente. Di fatto, Mastromatteo anticipa temi di grande attualità, dall’identità di genere all’introspezione della psiche umana, passando per lo sconfinamento tra culture, popolazioni e perfino religioni. Le sue fotografie sono capaci di trasportarci in un mondo dal sapore surreale e ci introducono a una visione fatta di corpi e sospensioni sensoriali, dove lo sfaldamento tra sogno e realtà mette in gioco tutte le possibilità del sentire umano. Sono immagini di stampo scultoreo, dominate da forme plastiche volte ad esaltarne, come in un’opera di Giacomelli, la poetica dell’imperfezione.

Con il progetto “Indepensense” l’autore, attraverso la sovrapposizione sensoriale, delinea una nuova estetica umana. Ci racconta una realtà, dove non esistono differenze, i colori si mischiano e le anime si fondono. I volti mutano dal bianco al nero con dolce morbidezza. La loro espressione non cambia e resta il fulcro di un sentimento nobile e immensamente coraggioso. La pelle si mostra dunque per quello che effettivamente è: un involucro che protegge la nostra essenza interiore ma non la definisce. Essa diventa così un’occasione per immedesimarsi nell’altro, provare la gioia della comprensione e contemplarne l’immensa bellezza. Le braccia e le gambe di una coppia si sommano in un unicum fisico, rivoluzionandone la grammatica del copro. Tutto si trasforma in un paesaggio esistenziale sconfinato, in cui una narrazione fluida e scevra da qualsiasi preconcetto sociale, apre le porte di una collettività moderna, consapevole e fondata sull’appartenenza.
I progetti di Mastromatteo si fanno metafora e critica, di una realtà sempre più imprigionata nell’indifferenza e nel livellamento intellettuale. Con “Homogenic”, il fotografo mette in fila otto sguardi disposti ritmicamente in una posa fissa e ardentemente frontale. Gli occhi dei suoi soggetti sono sempre gli stessi. Sono occhi orientali, scuri e capaci di penetrare la nostra fragile mente. Ogni immagine è delimitata da una scansione temporale prostesa all’infinito. La loro struttura è studiata e articolata in modo sublime, riuscendo così a dare l’impressione di una metamorfosi interna inarrestabile. Assistiamo attoniti alla trasformazione di quello che sembra essere un unico soggetto. Le sue espressioni, i suoi colori, perfino i lineamenti si modificano, come se fossero essi stessi i protagonisti di una finzione che la fotografia interpreta e sapientemente mette in scena. Scopriamo quindi che quel soggetto siamo tutti noi, ostaggio di una visione piatta, provocata dalla sindrome compulsiva del ciber-ambiente. Pertanto, in un contesto in cui tutto è a portata di mano, in un mondo dove le opinioni e le sensazioni vengono sommerse dalla tecnologia, occorre un sussulto. Un brivido che possa destare il nostro intorpidimento sensoriale, sovvertendone l’andamento distruttivo. Questo lavoro allora diventa un monito, quasi un’esperienza di vita, che mette a nudo i modi e i costumi di una società sempre più fondata sul virtuale piuttosto che sul personale.

Da tempo, ormai, Giuseppe Mastromatteo contribuisce ad arricchire l’immaginario collettivo creando nuove visioni. Armato di tecnologia ma soprattutto di coraggio, concretizza ciò che altrimenti resterebbe confinato nel pensiero. I suoi scatti traslano sul piano dell’assurdo la creazione digitale e ci raccontano un mondo rivoluzionario, popolato da una rinnovata razza umana. Le sue sono immagini dirompenti, capaci di insinuarsi nel profondo, sgretolando anche la più strutturata delle nostre sicurezze.

Mastromatteo conferma che l’arte contemporanea è l’equivalente di un sismografo, capace di registrare cambiamenti e turbamenti della società. Ci dimostra, grazie a una straordinaria sensibilità, come sia riuscito lui stesso a piegare questo medium espressivo alla sua volontà artistica. Il suo linguaggio non ha a che fare solo con una sapiente manipolazione, ma ci parla di poesia prestando attenzione all’estetica. Ci parla di sentimenti sopiti che provano l’emozione del risveglio. Di una ritrovata energia che chiude il cerchio di ragionamenti urgenti e indubbiamente attuali.

 

Denis Curti